Allein Gott in der Höh sei Ehr BWV 662 - Paolo Puliti organista

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Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

Johann Sebastian Bach: trittico per organo "Allein Gott in der Höh sei Ehr" dai Corali di Lipsia
ovvero
"Il Gloria in Excelsis Deo" nella liturgia luterana

I l   c o r a l e   "A l l e i n   G o t t   i n   d e r   H ö h   s e i   E h r", B W V   6 6 2
(c a n t o   f e r m o   o r n a t o   a l   s o p r a n o)

Allein Gott in der Höh' sei Ehr'
Und Dank für seine Gnade,
Darum daß nun und nimmermehr
Uns rühren kann kein Schade.
Ein Wohlgefall'n Gott an uns hat,
Nun ist groß' Fried' ohn' Unterlaß,
All' Fehd' hat nun ein Ende.

A Dio solo nell’alto dei cieli sia gloria
e riconoscenza per la sua benignità,
per questo ora e sempre
non ci può colpire alcun male;
Dio ci ha dato la sua benevolenza,
ora c’è pace senza fine,
ogni contrasto ha termine.


Strutturalmente, in questo corale, Bach opta per una tecnica pachelbeliana: fa sempre sentire il versetto in diminuizione prima dell’entrata del cantus firmus. È inevitabile, infatti, l’influsso del fratello maggiore J. Cristoph e suo primo maestro, organista presso la chiesa di San Michele, che fu allievo diretto di J. Pachelbel.
Sempre ragionando in termini di ghematria non si può non evidenziare che il numero delle appoggiature discendenti che si incontrano in questo corale sono 41 e il numero 41, come già più volte detto, corrisponde a J.S. Bach.
Inizia con l’enunciazione  del tema, che esprime un sentimento di grande abbandono,  in la maggiore al tenore (tonalità usata sempre in evocazione di sentimenti di tenerezza) concludendo in lourè.  La lourè può essere paragonata all’uso della figura alla lombarda in quanto entrambe evocano il senso dell’abbandono.
Alla battuta 2 entra la voce di contralto in risposta a quella di tenore e le due voci procedono parallelamente.
Il canto alla battuta 9, esposto nella voce di soprano, è l’invocazione al Padre, dispiegata e contemplativa,  e la sua collocazione, nella tessitura vocale più alta, è molto significativa (il Padre che abita nell’alto dei cieli). È un canto ornato, ricco di sentimenti e abbandonato.
Come il contrappunto delle voci inferiori esprime senso di abbandono, il canto si sviluppa in tutta la sua forza estatica.
Alla battuta 11, alla voce di contralto, incontriamo  accenti dolorosi che si troveranno, ad esempio, nell’Orgelbuchlein e precisamente nel Lamm Gottes, unschuldig  BWV 618:


Gli accenti dolorosi rappresentano la consapevolezza, nel rivolgersi al Padre di essere peccatori.
Lutero sottolinea che “l’uomo è incline al male e incapace di bene, è solo Gesù Cristo che consente la redenzione, è solo Lui che permette la salvezza”.
Alla battuta 17 si ritornellano le prime 16 battute completando così i primi quattro versi del corale.
Alla battuta 33 inizia il versetto Ein Wohlgefall'n Gott an uns hat.
Il tema è espresso al Pedale, scolpito  in valori di semimine, quasi a voler evidenziare che, nonostante l’inclinazione umana verso il male, Dio ci ha dato la sua benevolenza, benevolenza che consiste nell’aver fatto discendere fra gli uomini il proprio Figlio, elargendo così all’uomo un grande bene e nello stesso tempo donando una grande gioia.
Lo stesso tema è  ripreso in modo  variato alla voce di soprano con maggior cantabilità.
Dalla battuta 41 all battuta 43, la voce di soprano esprime un senso di profonda gioia estatica

che sfocia nell’ultimo intervento della voce di soprano, a battuta 46, (ultimi due versi Nun ist groß' Fried' ohn' Unterlaß, All' Fehd' hat nun ein Ende  cioè  ora c’è pace senza fine, ogni contrasto ha termine) che conclude sulla tonica di la maggiore con un valore superiore a due interi, esprimendo così, in modo molto chiaro e definitivo, il concetto della conclusione di ogni conflitto interiore.
Dalla battuta 51 fino alla fine del corale abbiamo un ultimo accenno doloroso magistralmente descritto dal recitativo formato da intervalli aumentati e diminuiti:


Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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