In dulci jubilo, BWV 608 - Paolo Puliti organista

Vai ai contenuti

Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

Johann Sebastian Bach:
Preludi ai Corali del Weihnahtsfestkreis BWV 599-612 dall'Orgelbüchlein

In dulci jubilo, BWV 608

Questo corale è una elaborazione di un antico canto popolare composto per i misteri del tempo natalizio a cavallo fra il XIV e XV secolo. È caratterizzato dall’alternanza di frasi in latino e frasi in tedesco:

In dulci jubilo,
nun singet und seid froh,
unser Herzens Wonne
liegt in praesepio
und leuchtet als die Sonne
matris in gremio,
Alpha es et O,
Alpha es et O.


In dolce gioia
ora cantate e siate lieti;
la letizia del nostro cuore
giace nel presepio,
ed è luminoso come il sole
in grembo alla madre;
sei l’alfa e l’omega,
sei l’alfa e l’omega.



La melodia, risalente al XIV secolo, ha avuto una prima elaborazione nel 1533 per mano di Joseph Klug, l’autore che ha anche redatto la versione definitiva due anni dopo, nel 1535:

Bach ha elaborato il cantus firmus nella tonalità di la maggiore. Normalmente, quando la congregazione intona questo corale, lo fa nella tonalità di fa maggiore o, al massimo, in quella di sol maggiore, altrimenti la tessitura del cantus firmus diventa troppo acuta, raggiunge infatti il fa# 4.
La scelta di questa tonalità porta quindi a dimostrare che non tutti i corali dell’Orgelbüchlein sono stati composti in funzione di preludio e di intonazione per la congregazione. Si può confermare il già descritto impiego didattico della raccolta ma anche l’utilizzazione dei singoli preludi come introduzione del sermone o conseguente meditazione sullo stesso. È importante ricordare, a tal proposito, che il sermone rappresenta il momento centrale della messa protestante.
La forma del preludio è quella di un doppio canone a quattro voci, con cantus firmus affidato alla voce di soprano, ripreso ad una battuta di distanza dalla voce di basso e caratterizzato da disegni coloriti della voce di contralto, riprodotti anch'essi, ad una battuta di distanza, dalla voce di tenore:




A partire dalla battuta 25 la simmetria si interrompe ed ogni voce riacquista la sua autonomia:

Leggendo questa composizione secondo le relazioni numeriche insite al suo interno, si possono fare le seguenti considerazioni:

  • il canone doppio, che dura 24 battute, è un riferimento alla doppia natura di Cristo, cioè uomo e Dio (12 x 2). Per San Gregorio Magno il numero 12 è il simbolo della Chiesa in quanto rappresenta il Dio Trinitario che si manifesta al mondo (3x4);

  • il canone del cantus firmus dura 33 battute, gli anni di Cristo; il corale è lungo complessivamente 37 battute. Nei manoscritti tedeschi è frequente trovare la sigla J. C. H. R., il monogramma di Cristo. Applicando il sistema ghematrico, ossia la corrispondenza numerica delle lettere dell'alfabeto, all’antico alfabeto tedesco, si può verificare che il numero 37 è dato dalla somma di: 9 (J) + 3 (C) + 8 (H) + 17 (R) cioè Jesus Christus.

Bach, in sostanza, riesce a creare questa composizione mettendo insieme una serie di strutture musicali e retoriche ottenendo così un ‘sermone musicale’ di Natale che nessun teologo sarebbe in grado di fare nello spazio di 37 battute.
Altre elaborazioni organistiche di questo corale, si trovano nella raccolta Kirnberger catalogate come BWV 729 e 729a (una variante della precedente composizione).

Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
Torna ai contenuti