Testo e musica - Paolo Puliti organista

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Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

Madre non mi far monaca:
una Monica che non vuol farsi Monaca,
una Melodia profana che vuol farsi Melodia sacra

I l   t e s t o   e   l a   m u s i c a

La Monica [monicha, monaca] era una melodia popolare in Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi e Inghilterra dal XVI al XVIII secolo.
Il
testo descrive il disappunto della giovane donna destinata controvoglia alla vita conventuale.

Madre non mi far monaca
che non mi voglio far;
Non mi tagliar la tonaca
che no la vuo’ portar.

Tutt’il dì in coro
al vespr’et alla messa,
e la madr’abadessa
non fa se non gridar,
Che possela creppar.

A tutt'oggi non è possibile stabilire con precisione l'origine della melodia; sappiamo che già attorno alla metà del Cinquecento essa era nota in Francia come
chant de la nonnette, appunto perché connessa con un testo analogo a quello italiano:

Une jeune fillette
de noble coeur,
plaisante et joliette
de grand' valeur
outre son gré
on l’a rendu nonnette,
cela poinct ne souhaite
dont vit en gran douleur.

Una giovane ragazza
di nobile cuore,
piacente e di bella presenza
di gran valore
contro la sua volontà
è stata fatta monaca,
lei non desiderava questo
perciò ora vive in grande dolore.


Mentre già nel corso dello stesso secolo la poesia veniva spiritualizzata dando luogo al noël Une vierge pucelle (o Une jeune pucelle), alla melodia veniva anche adattato il testo amoroso Ma belle si ton âme, a sua volta travestito spiri¬tualmente in Bien heureuse est un’ âme.
Contemporaneamente la melodia era nota anche in Germania, sia associata al testo amoroso-venatorio

Ich ging einmal spazieren
durch einen griinen Wald,
da hört ich lieblich singen,
ein Fräulein wohlgestalt;
sie sang sogar ein schönen Gsang,
dass in dem grünen Wald erklang.

Passeggiavo una volta
per un bosco verde
ove udii una graziosa fanciulla
cantare in modo soave;
cantava infatti un bel canto,
che risuonava nel bosco verde.

sia con il travestimento spirituale di questo:

Ich ging einmal spazieren
ein Weglein, das war klein

Passeggiavo una volta
per un piccolo sentiero, che era piccolo piccolo

per diventare infine, ad opera di Joachim Magdeburg (1572) il corale Von Gott will ich nicht lassen, diffuso anche nella parte cattolica della Germania dove assunse, talvolta, il testo O Virgo gratiosa. È evidente la spontanea identificazione della fanciulla nell’aria popolare originaria con la Vergine Maria nella versione cattolica.
Nei Paesi Bassi la melodia doveva essere nota, sempre durante il cinquecento, con un'accezione locale del testo tedesco già ricordato: Ick ginck een mael spaceren. In seguito la si incontra associata ai testi religioso-patriottici Wy Geuskens willen nu singhen oppure Maraen, hoe mogt gy spies en lans, per essere infine recepita in varie raccolte di canti spirituali del Seicento.
Con tutta probabilità la melodia è nata come canzone da ballo, dal momento  che essa è ben presto accolta nelle fonti della musica strumentale con la qualifica di «danza» o (in quelle francesi, neerlandesi e inglesi) «allemanda»; in effetti la sua struttura con con la definizione che di tale tipo di danza danno i testi teorici di Morley e Praetorius.
È così che incontriamo l'aria della monica nelle intavolature per liuto o per cembalo della seconda metà del cinquecento e del primo seicento con il titolo Almande de la nonnette, Almande nonnette oppure, in quelle italiane, ballo tedesco o semplicemente balletto.
Nel secolo successivo la melodia continuò a riscuotere fortuna presso i chitarristi italiani; più in generale si può anzi affermare che non v'è raccolta manoscritta o stampata per liuto, chitarrone o chitarra che non contenga almeno una «monica».

Aria della Monica (versione di Brescia)

Il titolo deriva dal testo che era associato in Italia alla canzone Madre non mi far monaca.
Racconta la storia di una giovane costretta a farsi suora, tema, questo, ricorrente in moltissima letteratura popolare italiana dal Medio Evo al Rinascimento. Sia la melodia che il testo si trovano in una raccolta di manoscritti di Canzonette e madrigaletti spirituali (1610) assemblati da Michele Pario. Una variante del testo era apparsa precedentemente in una villanella di Antonio Scandello ma la musica non si può collegare con l'aria della monica. Le origini dell'aria sono sconosciute. Tuttavia la terminologia adottata in diverse intavolature del XVI e del primo XVII secolo e la presenza della monica nella musica per ballo suggerisce un possibile legame con la tradizione delle ballate. Nelle fonti tedesche l'aria compare come una Deutscher Tanz e nelle fonti italiane, francesi, fiamminghe ed inglesi è sovente etichettata come Alemana,  Almande, or Almagne. Compare anche come Balo todesco nell'Opera nova de lauto di Gorzani, e come Ballo tedesco et francese Intavolatura di liutto (1593) di Terzi, come Balletto Alta Morona nel Il ballarino di Caroso (1581) e come Balletto Celeste Giglio nell'edizione riveduta di Carolo del libro della danza. In una raccolta di intavolature manoscritte per chitarra che sembra derivare dallo stesso copista si chiama Aria venetiana or Aria Venetia che cantava Scappino.

Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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