3 febbraio 2008 - Copia - Paolo Puliti organista

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Mt 5,1-12a
Beati i poveri in spirito.

+ In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».





Sì, Gesù ci prende in contropiede.
Di questi tempi, ma forse da sempre, ovunque si càpiti, si sente parlare di soldi, godimento, carriera.
E sembra che la vita sia questa: ricchi, giovani e belli.
Non a caso i malati, i vecchi, i poveri di ogni specie sono da tanti, da troppi; considerati un peso.
Cristo rovescia tutto e ci spiazza completamente.
Lui promette piena felicità: “Beati!” per chi mai ci aspetteremmo.  Per i poveri, non per gli assetati di ricchezze; per i miti, non per i violenti di turno; per i puri di cuore, non per chi crede di spassarsela  calpestando anime e corpi.  
Una rivoluzione.
Il Vangelo, buona novella, non è zucchero: è sale e fuoco.
Vuol costruire gente nuova, popoli inaspettati, vuol preparare alla festa eterna di nome ‘cielo’.
Rifacciamo, allora, l’elenco di quello che conta. Non seguiamo la corrente dei gaudenti che talvolta  invidiamo. Non guardiamo ai ‘modelli’ televisivi che sono di carta… Andiamo al sodo.
Alla verità della vita.
Dove si guarda in faccia quello che vale.
Un’onorata povertà che ci fa rifiutare lo spreco.
Una sete di giustizia che oggi come non mai è richiesta soprattutto al credente.
Il coraggio della testimonianza che ci fa disposti anche a pagare di persona come tanti cristiani hanno fatto e fanno testimoniando il loro “credo” addirittura col sangue.
Non dimenticando l’inaudito invito di Gesù:
“Godete ed esultate, sarà grande in cielo la vostra ricompensa”.
Le lacrime dei sofferenti, dei perseguitati, hanno in sé un segreto di gioia futura, con quel Dio che “asciugherà ogni lacrima dai vostri volti”.
E Gesù che a quel tempo chiamò apostoli e discepoli a seguirlo, chiama anche noi, per essere con Lui costruttori di un Regno che accetta la croce e che assicura la gloria.
Una ‘gloria’ fatta di un’eternità di pace, di giustizia, di unità.
Soprattutto, di felicità senza fine.
     

                                                                              



Gualtiero Sollazzi







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