I Verbi del Verbo nel Vangelo VI - Paolo Puliti organista

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Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

I contenuti di questa pagina sono stati scritti appositamente per me dal carissimo e indimenticabile amico
Gualtiero Sollazzi che è tornato al Padre il 18 luglio 2018

Il verbo  A C C O G L I E R E

È il verbo prezioso dell’umanità. Il segno del rispetto per l’altro, visto come uno di noi.
La storia umana è attraversata nell’esperienza dei popoli, dall’accoglienza: dai beduini nel deserto, fino agli usi dei paesi africani.
L’accoglienza si è fatta ospitalità da sempre, e l’ospitalità è sempre stata considerata sacra.
Oggi “l’accogliere”  è in crisi, per tante cause; gli effetti si vedono, tristemente.
Emerge, tuttavia, anche una reazione al rifiuto dell’altro, specie nella scelta di tanti cristiani impegnati ad accogliere, assistere, proteggere.   
Qui si parlerà  di chi, per primo dovrebbe essere accolto: il Signore.

Uno dei grandi segni di accoglienza  è quello di Abramo.
Lui non sa che è il Signore colui che sta accogliendo.

(Gen. 18, 1-8)
Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno.  Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

L'accoglienza nel Vangelo

Le folle
[...] Gesù fu accolto dalla folla [...] (Lc. 8, 40)
[...] I Galilei lo accolsero [...] (Gv.4,45)
Molte volte le folle mostrano il desiderio di accogliere il Signore.   

Zaccheo
E’ rimasto proverbiale l’atteggiamento di Zaccheo che
[...] lo accolse pieno di gioia (Lc.19, 6)   

Marta
[...] una donna, di nome Marta, lo ospitò. (Lc.10, 38) .
Non ci sfugga che l’accoglienza del Signore ha sempre un carattere di festa.

Il rifiuto
C’è però anche l’altro aspetto, quello dei rifiuto.
È Giovanni che lo racconta con poche ma drammatiche parole:
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto
(Gv.1, 11)

Come si accoglie il Signore?

Accogliendo chi incontriamo  
Il segno decisivo che si accoglie Gesù, è l’accoglienza degli altri. Specialmente gli ultimi, quelli che non contano e non possono ricambiare.
Dice Gesù:
E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. (Mt. 18, 5)
Se poi pensiamo su cosa saremo giudicati, si capisce quale deve essere il nostro impegno.  

Una parola sugli sposi
Nel rito del matrimonio l’uno dichiara all’altro:
"Io ... accolgo te, come mia/o sposa/o"
Prima si diceva prendo te e sembrava un possesso;
ora si dice accolgo, e si deve pensare a un dono.


Accogliendo la sua Parola
[...] Rendiamo continuamente grazie a Dio perché avendo accolto la Parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non quale parola di uomini ma, qual è veramente, come Parola di Dio che opera in voi credenti. (2 Ts. 2, 13)


San Giacomo apostolo scriverà (1, 21):
"
[...] accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi a salvezza."
Gesù rivolto al Padre, dirà:
"
[...] le parole che hai dato a me, io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da Te [...] (Gv. 17, 8)

L’esempio massimo di come si accoglie la Parola, è Maria:
[...] avvenga per me secondo la tua parola. (Lc. 1, 38)

Papa Giovanni XXIII, prima di diventare papa, era stato rappresentante della Santa Sede in Bulgaria.
Ecco le parole che lui pronunciò nel lasciare quel paese:


"Secondo una tradizione irlandese, tutte le case mettono alla finestra, nella notte di Natale, una candela accesa, per indicare a Maria e a Giuseppe, che cercano un rifugio nella notte santa, che in quella casa c'è posto per loro. Ebbene, ovunque io sia, anche in capo al mondo, se un bulgaro passerà davanti alla mia casa troverà sempre alla finestra una candela accesa. Egli potrà battere alla mia porta e gli sarà aperto; sia cattolico o ortodosso, egli potrà entrare e troverà nella mia casa la più calda e la più affettuosa ospitalità".


P r e g h i a m o

Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore.
A capire le irruzioni di Dio nella nostra vita.
Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.
Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene.
I cambiamenti ci danno fastidio.
E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi, ci nascondiamo come Adamo, ogni volta che sentiamo i suoi passi.
Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace.
E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli.
Sperimentiamo tempi difficili, vediamo agguati dappertutto.
Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro.
Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze.  
Allenta le nostre chiusure nei confronti di chi è diverso da noi.

Santa Maria, donna accogliente, ostensorio del corpo di Gesù deposto dalla croce, accoglici sulle tue ginocchia, quando anche noi avremo reso lo spirito.
Dona alla nostra morte la quiete fiduciosa di chi poggia il capo sulla spalla della madre e si addormenta sereno.
Tienici per un poco sul tuo grembo, così come ci hai tenuti nel cuore per tutta la vita.
E portaci, finalmente, sulle tue braccia davanti all'Eterno.
Perché solo se saremo presentati da te, sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà.

(don Tonino Bello)


Gualtiero Sollazzi

Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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