Gli incontri di Gesù nel Vangelo VI - Paolo Puliti organista

Vai ai contenuti

Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

I contenuti di questa pagina sono stati scritti appositamente per me dal carissimo e indimenticabile amico
Gualtiero Sollazzi che è tornato al Padre il 18 luglio 2018

I Pastori

Meditiamo sul primo dei due incontri silenziosi di Gesù: quello coi pastori.
In ogni presepe vediamo sempre dei pastori. Così nelle opere pittoriche, nelle cartoline natalizie e altrove, i pastori sono personaggi presenti e amati. Fanno parte della memoria e del mistero del Natale. E’ Luca che ci racconta di loro in quella Notte.

Ma chi erano i pastori a quel tempo?
Erano considerati dei pecorai straccioni. Erano degli emarginati socialmente e religiosamente. Secondo la legge religiosa israelitica, questi uomini erano impuri. La loro professione impediva loro di partecipare alle festività ed ai giorni sacri del calendario d’Israele. Quando tutti  andavano  in pellegrinaggio a Gerusalemme per offrire sacrifici nel tempio, o a partecipare ad una delle feste annuali, essi dovevano stare nei campi a curare le bestie. Per questo, erano guardati con disprezzo e temuti come oggigiorno lo sono gli zingari e i ladri.

E Dio?
Manda loro un Angelo. Sono loro, proprio loro a sapere per primi l’incredibile notizia.
Perché?
- Non perché fossero dei santi. Saranno stati dei credenti in Dio, ma niente fa pensare a una loro particolare santità.
- Non si aspettavano nessun  annuncio. Raccogliendo la disistima di tutti, forse avranno pensato che anche Dio la pensasse così.
La risposta:
Dio voleva dimostrare che Lui non fa, come noi, delle discriminazioni. La ricchezza, la posizione sociale, qualsiasi carriera, non Gli interessano. Nel caso, è interessato all’umile e al povero. I salmi, nella Bibbia, ne sono commovente testimonianza.

Cosa fanno, allora, quei pastori?
"Vanno fino a Betlemme"
(a 2 Km. circa), "In fretta".
E trovano un bambino in una mangiatoia, con Maria e Giuseppe.


Il Vangelo
(Lc 2, 8-20)


8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
15
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Bellissima la riflessione di un credente:
"Avresti potuto nascere a Roma, nella reggia imperiale, come figlio del piú potente della terra. Lí aveva immaginato la tua nascita un poeta pagano. Sarebbe stata a un'incarnazione  perfetta; saresti stato "vero Dio e vero uomo" anche cosí. Ma adesso sappiamo come sarebbe stato diverso. Avresti detto "sí" a ciò che gli uomini avevano sempre

pensato. Nulla di veramente nuovo sarebbe cominciato nel mondo. Invece, per te, piú che farti uomo, era importante farti povero e umile. Cosí, tu hai dato davvero una speranza ai poveri della terra, ai derelitti, a quelli che non contano. Hai dato una speranza "a tutto il popolo", perché non tutti possono essere ricchi, sapienti e forti in questo mondo, ma tutti possono diventare umili".

I pastori vedono e credono.
Si fanno testimoni di "tutto quello che avevano udito e visto…"

Il Vangelo non parla più di loro.
Non è stato scritto per narrare la loro vita, ma quella di Cristo. Quello che però è stato detto dei pastori, è perché anche noi sentendo di loro, li imitiamo.

“Andiamo fino a Betlemme”: come i pastori.
Per Gesù si può lasciare tutto. ”E se incontriamo “un bambino” con tutti i segni della miseria, non abbiamo sbagliato percorso. Non dimentichiamo che il simbolo dell’onnipotenza di Dio sono le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà. Da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza degli ultimi, sono il luogo dove “il Bambino” continua a vivere. A noi il compito di cercarlo. E beati se sapremo riconoscerlo”.
(Tonino Bello, vescovo)

Preghiamo

Gualtiero Sollazzi

Signore Gesù, vengo davanti al tuo presepio con il cuore pieno di fiducia e di tenerezza. Voglio essere come i pastori che nel cuore della notte si sono mossi in fretta per venire a Te. Apri a le mie orecchie per sentire il canto di pace degli angeli e i miei occhi per vedere in te il Principe della Pace. Che io ti riconosca come il Messia nella mia vita. Tu vieni nel mondo per riconciliare il cielo e la terra. Vieni a riconciliare anche me con il Padre. Voglio stare un po’ con te nella grotta: accanto a te troverò pace e riposo, i miei dubbi si muteranno in certezze, i miei affanni in quiete, la mia tristezza in gioia, il mio turbamento in serenità. In questo spazio troverà sollievo il mio dolore, acquisterò coraggio per superare la paura, mi riempirò di generosità per non arrendermi all’avvilimento e per riprendere il cammino della speranza.
Amen.


Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
Torna ai contenuti