Giovedì Santo - Paolo Puliti organista

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Dove c'è musica di devozione, Dio è sempre a portata di mano con la sua presenza gentile  (J. S. Bach)

I contenuti di questa pagina sono stati scritti appositamente per me dal carissimo e indimenticabile amico
Gualtiero Sollazzi che è tornato al Padre il 18 luglio 2018

Giovedì Santo


Pane azzimo ed erbe amare faranno da obbligato contorno alla cena pasquale con al centro l'agnello.
Con gli azzimi, si ricorda la fuga precipitosa dall'Egitto dove non c'è il tempo di preparare il pane.
Si ricorda quindi la disumana schiavitù là subìta: ecco le erbe amare.
Poi, l'agnello col quale il popolo di Israele celebra  il 'passaggio', la Pasqua del Signore che libera  un popolo oppresso e umiliato, per farne un popolo libero e scelto: il popolo dell'Alleanza.
Anche Gesù vuol consumare la cena pasquale, da ebreo pio e osservante.
Anzi, vuol farla addirittura in un clima di festa, ordinando ai discepoli di chiedere una  sala bella ad un amico, di prepararla bene, accompagnando tutto con queste tenerissime parole:
"Ho desiderato fortemente di fare pasqua con voi".  
Insieme ricordano nel canto degli 'Inni' le 'grandi cose' che il Signore compì in Egitto per il suo popolo; mangiano l'agnello, bevono alla coppa, come prescritto nella legge.
Ma c'è una novità inaspettata.
Gesù decide di lavare i piedi ai suoi amici. Era uso in quei tempi compiere questo gesto cortese e rispettoso. Ma era un compito dello schiavo, o in mancanza di questo, del più giovane del gruppo (ecco perché questo fatto lo racconta Giovanni: perché sarebbe toccato a lui) non del padrone, tanto meno di un Maestro. Pietro si ribella: ha ragione, dal suo punto di vista. Ma Gesù è fermo:
"se non ti laverò i piedi non avrai parte con Me".
Vuol dare una lezione, vuol lasciare un esempio, questo: così si ama.
Lavare i piedi diventerà il segno della carità e dell'accoglienza.
Nasce qui il grande comandamento dell'amore, che Gesù chiama "il comandamento nuovo" - "Mi chiamate Signore e Maestro e dite bene: lo sono. Se io, Signore e Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi fate altrettanto. Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli".
Ma in quella cena, c'è un gesto che noi conosciamo bene: Gesù istituisce l'Eucarestia. "Prese il pane… Questo è il mio corpo. - Prese il calice: Questo è il mio sangue"  Assolutamente inaudito: l'Amore vuol farsi cibo e bevanda.
L'unione sarà assoluta con chi vorrà mangiare di quel Corpo e bere di quel Sangue. Non solo: "Fate questo!"
Quel gesto, in quella sala della cena, Cristo desidera che sia ripetuto; vuole che ri-succeda quel che è successo in quella sera.
L'agnello non sarà più quello del rito ebraico; sarà Lui stesso il Signore che si immola e si dona "per voi e per tutti".
E quel che commuove, tutto avviene in un quadro di tradimento.
Giuda l'ha venduto, il Maestro; ma  a questo gesto infame, Gesù risponderà non con la vendetta, ma con l'amore.
Giovedì santo:
giorno traboccante di carità, di Eucaristia donata, con il nostro sguardo a quel catino, con l'acqua dei piedi lavati da Gesù, perché anche noi sappiamo 'lavare i piedi' di chi fatica a camminare perché malato, abbandonato o crocefisso da prove e dolori.

Webmaster: Paolo Puliti Collaborazione: Federica Frediani
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